Patrimonio sociale e impegno professionale

TAMassociati e l’architettura nei contesti d’emergenza

10.08.19 , Architettura , Collaboratore Riflesso

 

Patrimonio sociale e impegno professionale

Dall’11 al 13 aprile 2018 si è svolto a Matera Dialoghi sulla città. Architettura contemporanea nella città-patrimonio di Matera: un progetto culturale proposto e curato da un team di architetti e studenti del Dottorato di Ricerca “Cities and Landscapes”, afferente al Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo dell’Università degli Studi della Basilicata. L’iniziativa, con l’obiettivo di avviare un interessante e ampio dibattito sul tema dell’intervento urbano-architettonico contemporaneo all’interno di siti dall’alto valore patrimoniale, si è strutturato come un confronto, tra studenti, dottorandi, docenti e architetti al fine di elaborare nuove strategie progettuali rivolte alla valorizzazione.

Dal latino patrimonĭum, derivante da păter ossia “padre”, il termine “patrimonio” sta ad indicare quel “complesso di elementi spirituali, culturali, sociali o anche materiali che una persona, una collettività, un ambiente hanno accumulato, ereditariamente dai propri ascendenti, nel tempo” (Dizionario Garzanti). Una ricchezza accumulatasi nel corso della storia e giunta nelle mani della società contemporanea. Appare chiaro che il dibattito su ciò che il patrimonio sia, parta, prima di tutto, da differenti interpretazioni: sia che si tratti del risultato di un’azione antropica (patrimonio culturale) sia che derivi da un processo naturale (patrimonio naturale), sia che consista in elementi materici e spaziali (patrimonio materiale) sia che racchiuda in sé concetti, tradizioni, culture (patrimonio immateriale), complesso è riflettere sulla possibilità di agire sul patrimonio poiché esso è il contesto che non possiamo evitare ma allo stesso tempo “qualcosa di sfuggente che si frantuma a fronte dell’abitare contemporaneo” (Cristina Bianchetti, 2010). All’interno delle città consolidate di origine euro-mediterranea, “il patrimonio è ciò in cui noi siamo” (Joseph Rykwert, 2010), ossia gli spazi, le architetture, i paesaggi in cui abitiamo e che si ripresentano alla società contemporanea richiamando qualcosa di nascosto e inconscio, una risorsa riconosciuta. Oggi il dibattito a livello internazionale indaga le dinamiche di gestione e valorizzazione, alla scala architettonica e urbana, del patrimonio culturale materiale, muovendosi essenzialmente tra due principali posizioni in contrapposizione: da una parte l’approccio legato alla conservazione e dall’altro quello prossimo alla trasformazione. Un ambito di ricerca, quindi, al confine tra tutela e progetto.

Come è emerso nel corso delle lezioni e delle tavole rotonde che hanno strutturato le tre giornate del progetto Dialoghi sulla città, aperto ed in fermento è il dibattito su ciò che il patrimonio sia e su come debba essere interpretato e gestito, perché numerose sono le possibili sfaccettature. Se oggi ci si interroga su quale sia la più efficace strategia per gestire il patrimonio urbano, allo stesso tempo però è necessario non dimenticare che il patrimonio è anche ciò noi stessi siamo come comunità. Di questo si preoccupa lo studio di architettura TAMassociati, ponendo al centro della progettazione delle loro opere (strutture sanitarie, edifici culturali e spazi pubblici) l’attenzione alla persona intesa come preziosità e quindi vero patrimonio.

Ospite dell’iniziativa in qualità di rappresentante dello studio TAMassociati, l’architetto Simone Sfriso, con la lectio magistralis dal titolo Working on boundaries, ha voluto raccontare del personale modo di fare architettura di questo studio che, a partire dal 1996, è protagonista del social design a livello internazionale, ponendosi al servizio della società civile, delle istituzioni pubbliche e delle organizzazioni no profit, mediante interventi progettuali focalizzati sulle vite dei cittadini, alle varie scale e nei vari contesti. Il contesto affrontato è quello del confine e dell’emergenza, della povertà e della guerra, luoghi di margine culturale, degrado e abbandono: un contesto di certo distante e differente rispetto a quello da noi comunemente considerato come patrimoniale. Gli edifici realizzati da TAMassociati divengono la dimostrazione di una ricerca continua rivolta ad un impegno civile e professionale. Un percorso verso una sempre maggiore consapevolezza del rapporto tra architettura e patrimonio sociale, che sappia trovare le giuste risposte di fronte alle nuove dimensioni del senso civico e del fine etico dell’architettura stessa. Con TAKING CARE - Progettare per il Bene Comune, ossia la curatela del Padiglione Italia alla 15° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, TAMassociati ha sviluppato una riflessione sul tema dell’architettura come arte sociale e strumento al servizio della collettività e del bene comune.

“L’architettura, quando si prende cura degli individui, dei luoghi e delle risorse, fa la differenza. È parte di un processo collettivo in cui occorre pensare alle necessità, incontrare le persone e agire negli spazi” (TAMassociati, 2016).

Valentina Spataro e Gaia Vicentelli

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