Il castello di Fénis, una fiaba senza tempo

Per immergersi in atmosfere fiabesche dal sapore medioevale, basta fare qualche chilometro ad est di Aosta ed entrare nel castello di Fénis e sarà impossibile non immedesimarsi nelle gesta di una delle tante dame o un cavalieri che lo hanno abitato nei secoli passati.

31.07.17 , Architettura , Collaboratore Riflesso

 

Il castello di Fénis, una fiaba senza tempo

Nonostante la doppia cinta muraria, le numerose torrette con feritoie che scandiscono la merlatura, il castello di Fénis non ha assunto nei secoli alcuna funzione difensiva: edificato in una piana, è stato il castello di rappresentanza della più importante famiglia nobiliare della Valle d’Aosta, la famiglia Challant che lo ha impreziosito con eleganti decorazioni pittoriche, grandi camini, scaloni monumentali e singolari simboli apotropaici.

 

Il castello racchiude nelle sue mura il lavoro di svariate campagne costruttive che si sono succedute dal XIII al XV secolo, la più importante delle quali fu promossa verso la metà del secolo XIV da Aimone di Challant.

 

Non appena si varca l’ingresso del castello, le lancette dell’orologio tornano inesorabilmente indietro, tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo, epoca in cui il cortile fu realizzato per volere di Bonifacio I di Challant. Nella parete centrale, alle spalle di un caratteristico scalone semicircolare in pietra, si erge San Giorgio che uccide il drago, affresco realizzato intorno al 1415 e attribuito alla bottega di Giacomo Jaquerio. Sulle pareti laterali invece, interamente affrescate con decorazioni in stile gotico internazionale, si susseguono uno dopo l’altro diversi saggi, ognuno con una propria pergamena, riportante proverbi e massime morali scritte in francese antico per dare il benvenuto ai visitatori e per informali delle grandi gesta della famiglia Challant.

 

L’edificio rimase di proprietà dei Challant fino al 1716. Successivamente, conobbe un periodo di  degrado, che lo portò ad essere un’ abitazione rurale, con le stalle al pianterreno ed il fienile al primo pieno. Grazie all’intervento di Alfredo d’Andrade, profondo conoscitore dell’architettura medioevale e allora Soprintendete alle Belle Arti per la Liguria e il Piemonte, il castello fu restaurato e da lui donato allo Stato.

Francesca Pollicini

ARCHITETTURA ALTRI ARTICOLI

PRECEDENTI

PRECEDENTI

IN EVIDENZA

IN EVIDENZA

NUOVI

NUOVI