La Rocca di Alviano e la caccia ai fantasmi

Martedì, 09 Giugno 2015,
La Rocca di Alviano, in puro stile rinascimentale, dopo la ricostruzione voluta da Bartolomeo d’Alviano nel 1495, che la sottrasse alle pretese delle vicine città di Todi e di Orvieto, offre al suo interno elementi di intenso pregio architettonico, come il cortile a pianta quadrata, circondato da archi a tutto sesto. Nata dalle fondamenta di un primitivo nucleo fortificato, l’imponente Rocca fu ricostruita dopo che il vecchio castello era stato distrutto. La struttura fu innalzata come una sontuosa residenza baronale a somiglianza del castello di Bracciano; Bartolomeo, che era solito trascorrervi brevi periodi di vacanze, vi mise tutta la sua esperienza di militare, fortificandola nei punti strategici secondo i principi della nuova architettura militare ideata da Leon Battista Alberti.  Nel 1500 la possente fortezza divenne la sede di una fonderia di cannoni tra le più importanti nell’Umbria, ma con il passare degli anni la Rocca perse la sua importanza militare e passò di proprietà in proprietà fino al 1654 quando fu acquistato all’asta per 265.000 scudi da donna Olimpia Maidalchini, patrizia romana, moglie di Panfilio Pamphilj, considerata come la donna più ricca dell’epoca ma che morì di peste nel 1657. A pianta trapezoidale, circondata dal nucleo abitativo, la possente rocca fu realizzata tenendo conto sia della primordiale struttura, della quale furono utilizzate le fondamenta e alcune torri, sia dell’asperità del terreno. È costituita da quattro torri angolari circolari bastionate, da un nucleo residenziale a tre piani, più attico coperto a falde lignee con manto di coppi, da una porta d’ingresso ornata da un leone e da una testa di medusa. All’interno si trova la cappella gentilizia con affreschi del secolo XVII che illustrano la vita di San Francesco (fu lui stesso ospite nel castello dove vi predicò) e un cortile quadrato perimetrato da archetti che in estate ospita rappresentazioni teatrali. È attuale sede del municipio, di un centro congressi, del Museo della civiltà contadina e del Centro di documentazione dell’Oasi di Alviano Il succedersi dei diversi proprietari e le vicissitudini militari e storiche del Castello, hanno portato lo scorso Maggio il gruppo Giap di Roma (Gruppo Investigazione Attività Paranormali) a svolgere all’interno della struttura una “ghost hunting”, letteralmente una vera e propria caccia ai fantasmi. Munito di strumentazioni avanzate per la registrazione di variazioni ambientali di temperatura e campi elettromagnetici, il team ha esplorato i meandri dell’antico maniero alla ricerca di antiche presenze che hanno abitato le sue segrete, luogo tetro e denso di antiche esperienze. Sia nella Cappella delle Rondini, luogo che conserva affreschi originali raffiguranti alcuni miracoli della vita di San Francesco, ed adibita poi a cella durante la seconda guerra mondiale; sia nei locali inferiori che ospitano ad oggi il museo dedicato alla figura del celebre Bartolomeo D’Alviano, la sensitiva e le strumentazioni hanno percepito strane presenze.

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