Il Colosso di Barletta emblema della città

Domenica, 05 Febbraio 2017,
Il Colosso di Barletta, noto anche come “il Gigante”, è da sempre l’emblema della città. È una statua di bronzo, alta circa cinque metri, risalente a poco meno di duemila anni fa, posizionata all’aperto, nei pressi di una delle basiliche più importanti e antiche di Barletta: la Basilica del Santo Sepolcro. Il Colosso rappresenta un’unicità mondiale poiché è la sola grande statua in bronzo, esposta nella sua versione originale all’aperto e non custodita in un museo. Vestito con una casacca militare sgualcita da numerose pieghe, con il braccio destro sostiene una croce e con la mano sinistra regge un globo. Ha il capo adorno da un diadema imperiale con due file di perle, da cui scendono due pendenti dietro le orecchie. Era d’uso, infatti, presso i nobili bizantini appendere un orecchino tra i capelli, mentre i poveri erano soliti indossarlo all’orecchio. Anche se noto come Eraclio, gli studiosi hanno escluso che il Colosso rappresenti l’imperatore Eraclio I, data la pettinatura ormai passata di moda nel V secolo. L’ipotesi più accreditata è che raffiguri l’imperatore Teodosio II, all’età di trentotto anni, nel pieno del suo splendore imperiale. Il valore di tale ipotesi si basa sulla pettinatura, sull’abito e sul gioiello di arte gotica montato sul diadema, posizionato sulla fronte del bronzo, che conduce a Elia Eudossia, madre dell’imperatore. Secondo la tradizione popolare la statua fu ritrovata nel 1204 nel porto di Barletta, finita lì per il naufragio di una nave veneziana al rientro da una crociata. Tale ipotesi, però, è stata scartata in seguito a recenti studi che hanno evidenziato una scarsa quantità di iodio sulla superficie del Colosso. Con molta probabilità, la statua, elevata a Ravenna, sarebbe stata trasportata in Puglia per ordine dell’Imperatore Federico II di Svevia, che desiderava abbellire le città imperiali. Il Colosso era destinato a Foggia, Lucera o Melfi, per affermare l’autorità imperiale contro gli invasori saraceni, ma per ragioni non ancora chiarite, restò a Barletta. A impreziosirne la storia, vi è un racconto popolare, tramandato nei secoli e trascritto in lingua inglese da Tomie de Paola nell’opera The Mysterious Giant of Barletta. La leggenda narra che un giorno il Colosso scese dal suo basamento per soccorrere il popolo barlettano, in preda alla paura di un imminente attacco ad opera dei saraceni. Egli si diresse fuori dalle mura della città ad aspettare i nemici, dai quali si fece trovare mentre piangeva. Gli invasori intimoriti, ma incuriositi, gli chiesero le ragioni del suo pianto e il Colosso rispose di essere stato cacciato dai suoi concittadini perché troppo piccolo e debole e, quindi, inadatto a giocare con loro. Questa risposta atterrì i soldati che desistettero dall’attacco, allontanandosi in fretta dalla città. Barletta fu salva e il Colosso, festeggiato da tutti come un eroe, ritornò sul suo piedistallo a vegliare dall’alto la sua città. Mariangela Serio

ARCHITETTURA ALTRI ARTICOLI

PRECEDENTI

PRECEDENTI

IN EVIDENZA

IN EVIDENZA

NUOVI

NUOVI