Rio 2016: mutazione ed evoluzione

Mercoledì, 13 Luglio 2016,
Viaggio nella Cidade Olímpica, tra riqualificazione urbana, architetture iconiche, colori e contrasti Dal 5 al 21 agosto 2016 Rio de Janeiro ospita i Giochi della XXXI Olimpiade. Due settimane all'insegna del motto "Citius!, Altius!, Fortius!" (più veloce, più in alto, più forte), storico incitamento rivolto agli atleti perché tendano sempre al superamento agonistico dei propri limiti personali. Stessa esortazione sembra trasmettersi agli addetti nel campo dell'architettura, affinché le nuove costruzioni siano all'altezza dell'evento e soprattutto, arrivino in tempo. Nulla di nuovo: ai grandi eventi viene riconosciuto il valore di fattore straordinario in grado di stimolare ed accelerare il processo di riqualificazione urbana e sviluppo del territorio e di attrarre i riflettori internazionali, migliorando immagine e notorietà del luogo ospitante. In Brasile, il più grande progetto di rinnovamento della città, connesso alle Olimpiadi, prende il nome di Porto Maravilha.  L’operazione comprende la riqualificazione dell'area portuale di Rio, storica porta d'ingresso del Paese, da tempo in condizioni di degrado. Una superficie di 5 milioni di mq con uno straordinario potenziale, da trasformarsi in una nuova centralità commerciale, residenziale e di svago, polarizzatrice di investimenti nella città. Un'azione urbanistica in cui i punti di forza sono ambiente, cultura, turismo, inclusione sociale e sviluppo sostenibile. Viabilità veicolare sotterranea a favore di percorsi pedonali e ciclabili in superficie, piantumazione di 15.000 alberi e abbattimento di alcuni magazzini che occludevano la visuale sulla Baia de Guanabra, sono alcuni gesti di un processo di umanizzazione urbana. E nel mezzo della vasta operazione ancora in corso, Praça Mauà, cuore dell'intero progetto, è ultimata e non tradisce le aspettative. A fare da cornice alla piazza, due architetture che rappresentano l'emblema del rinnovamento. Il MAR – Museu de Arte do Rio, disegnato dallo studio Bernardes e Jacobsen, è il connubio tra un eclettico passato neoclassico ed una disinvolta contemporaneità. Sorto al posto di una ex stazione di polizia e di un bus terminal dismesso, il museo è caratterizzato da una copertura ondulata il cui effetto richiama l'orizzonte dell'Atlantico. Sotto ad essa una terrazza panoramica permette di affacciarsi sulla piazza e di avere una visione d'insieme sull'altra architettura simbolo: il Museu do Amanhã (Museo del Domani), ultimo sforzo dell'atleta internazionale dell'architettura e dell'ingegneria, Santiago Calatrava. Sorto sul molo di Mauá, sembra rappresentare un trait d'union tra terra e mare, con slanci verso il cielo; una composizione zoomorfa in cui struttura e forma si percepiscono come un unicum, in perfetto stile dell'autore. Appartiene alla categoria dei "musei della scienza" ed internamente vengono trattati temi legati alla salvaguardia del pianeta. Mentre Thiago (giovane carioca nato e cresciuto in una favela, ed oggi guida del museo) ci illustra l'allestimento, installazioni in grande formato riportano slogan luminosi come "vida é mutação e evolução". A questo punto ci catapultiamo a Rocinha (una delle 700 favelas di Rio, nonché la favela più grande del mondo), ed in una manciata di chilometri siamo già distanti anni-luce. Una "città" nella città; ripide, strettissime ed umide vie sono scenario di traffici, non veicolari. La regola è non guardare troppo. C’è molto commercio: bibite, dolci tipici, souvenir, armi, altro. Non si pagano tasse, fogne e discariche sono improvvisate. Non mancano forme d’arte spontanea rappresentate sui muri, musica, né pittoreschi scorci visivi. Lanciando uno sguardo verso valle, ci si tuffa nuovamente nelle celebri spiagge, incorniciate da lussuosi resorts. In questo straordinario puzzle di contrasti, quale è Rio de Janeiro, un’ultima immagine impressa è proprio di un asilo autogestito in mezzo a Rocinha: bambini gioiosi attorno ad un tavolino, Lego colorati ed una maestra, volontaria, sorridente e pacata. Viene da pensare ad un processo di riqualificazione sociale in atto, all'insegna di un motto che tuttavia, in questo caso, potrebbe essere l'opposto di quello olimpico: “Lentius!, Profundius!, Suavius!” (più lentamente, più profondamente, più dolcemente).   Con la cooperazione di: Carolina Bellei - CDN Comunicação  Elaine Moreno - Faculdade de Arquitetura e Urbanismo da Universidade Federal do Rio de Janeiro

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